Luogo di Culto

Campanile

Per risalire alle origini del culto  che in Terracina  è  tributato alla Madonna della Delibera, lo storico dispone di due eccezionali "documenti"; un affresco  e un atto notarile.  

L'affresco è quello stesso che ancor oggi è venerato nel santuario che sorge a nord-ovest di Terracina, dalla cui porta dista circa un chilometro. 

L'atto notarile, del 1730, contiene una minutissima descrizione dello stato degli edifici e dei beni appartenenti allo stesso santuario.

Sotto l'affresco vi è una iscrizione che comincia con una H e termina con la data 1417: "Hoc opus fieri fecit...A.D. MCCCCXVII".

Alle dette  parole doveva seguire (nello spazio in cui la scritta è indecifrabile) il nome dell'artista che dipinse l'affresco e forse anche quello del committente del committente. La scritta, però, in elegante grafia gotica, non si riferisce all'affresco attualmente visibile, che crediamo realizzato nel Settecento, ma a quello che rimane nascosto sotto l'intonaco (di circa 5 mm.) che lo ricopre, e che doveva avere le stesse dimensioni dell'affresco recentemente restaurato (1994), come lascia arguire la presenza di due piedi che affiorano sotto  di esso.

Ora, viene spontaneo chiedersi se in detto luogo il culto mariano avesse inizio a cominciare dal 1417, oppure fosse di data anteriore. Una attenta lettura dei due "documenti" induce a ritenere che la Madonna fosse ivi venerata già prima, forse addirittura da secoli. I motivi che avvalorano l'ipotesi possono essere così sintetizzati:

Iterno

L'affresco, di grandi dimensioni, e di notevole pregio artistico, fu realizzato in funzione della chiesa che poi, alla fine dell'Ottocento, verrà demolita per far posto all'attuale santuario. Essa era lunga metri 15 e larga 6,70. Una costruzione, quindi, di dimensioni più che notevoli per poter essere realizzata senza che prima il luogo avesse richiamata l'attenzione di una larga fascia di devoti, i quali provvidero alla spesa occorrente. Altrimenti, dovrebbe essere intervenuto un evento  miracoloso, di cui peraltro documenti storici e tradizione non ci hanno  trasmesso alcun ricordo. Anche a voler prendere alla lettera il racconto dei buoi che, passando dinanzi al luogo dove sarebbe rimasta sepolta l'immagine della Vergine, sostano in atto di venerazione, ciò non impedirebbe di ritenere che, già prima del 1417, ivi fosse venerata una immagine della Vergine col Bambino Gesù.

Sino alla fine dell'Ottocento, la via pubblica che, partendo dall'Appia, conduceva alla Madonna della Neve, passava tra la chiesa e la collina, ossia dietro il santuario, a cui si accedeva unicamente da essa. Perché mai? Salvo motivi del tutto particolari, la porta (sia essa unica oppure principale) di una chiesa si apre sempre alla parte opposta al presbiterio nel luogo più lontano e dirimpetto ad esso. Nell'antico santuario di cui stiamo ragionando non era così: ad esso si accedeva per mezzo di due porte, le quali si aprivano ai due lati della chiesa, ed ambedue raggiungibili dall'unica strada che passava dietro il presbiterio.

Santuario 1902

Questa anomalia trova una spiegazione plausibile nel fatto che, fin dai tempi più remoti, si costumò erigere edicole e cappelle rurali lungo  le vie e in prossimità dei centri abitati. Esse si aprivano verso la strada, di modo che potessero essere un richiamo  religioso  per i viandanti.

Per motivi che ignoriamo, la primitiva edicola campestre (e l'immagine in essa esposta) dovette divenire oggetto di particolare devozione, attirando  elemosine che ad un certo  momento permisero l'erezione del santuario descritto nell'atto notarile del 1730.

Sorse allora più d'una difficoltà. A voler mantenere l'orientamento  primordiale dell'edicola, si sarebbe dovuto costruire sulla strada e, nello  stesso  tempo, spianare almeno   una parte della sovrastante collina.

D’altronde, con mentalità tipicamente medievale, si era decisi a rispettare la sacralità del luogo dove l'immagine era venerata, probabilmente da tempo immemorabile. Fu così  che il santuario fu orientato verso mezzogiorno, nonostante l'impossibilità di aprire una porta in  fondo  alla nuova chiesa, dove, anziché una strada, vi erano campi forse persino  paludosi.