TESTAMENTO DI FRANCESCO D'ASSISI
[110]
|
Il
Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza così:
quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il
Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E
allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza
d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.
|
|
|
[111]
|
E
il Signore mi dette tale fede nelle chiese che io così semplicemente pregavo e
dicevo:
Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo,
qui e in tutte le
tue chiese
che sono nel
mondo intero,
e ti benediciamo,
perché con la tua
santa croce hai redento il mondo.
|
|
|
[112]
|
Poi
il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono
secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche
se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi
tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli
di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro
la loro volontà.
|
|
|
[113]
|
E
questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E
non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il
Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso
altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non
il santissimo corpo e il santissimo sangue suo che essi ricevono ed essi soli
amministrano agli altri.
|
|
|
[114]
|
E
voglio che questi santissimi misteri sopra tutte le altre cose siano onorati,
venerati e collocati in luoghi preziosi. E dovunque troverò manoscritti con i
nomi santissimi e le parole di lui in luoghi indecenti, voglio raccoglierli, e
prego che siano raccolti e collocati in luogo decoroso.
|
|
|
[115]
|
E
dobbiamo onorare e venerare tutti i teologi e coloro che amministrano le
santissime parole divine, così come coloro che ci amministrano lo spirito e la
vita.
|
|
|
[116]
|
E
dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi
fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo
la forma del santo Vangelo. Ed io la feci scrivere con poche parole e con
semplicità, e il signor Papa me la confermò.
|
|
|
[117]
|
E
quelli che venivano per abbracciare questa vita, distribuivano ai poveri
tutto quello che potevano avere, ed erano contenti di una sola tonaca,
rappezzata dentro e fuori, del cingolo e delle brache. E non volevamo avere di
più.
|
|
|
[118]
|
Noi
chierici dicevamo l'ufficio, conforme agli altri chierici; i laici dicevano i Pater
noster, e assai volentieri ci fermavamo nelle chiese. Ed eravamo
illetterati e sottomessi a tutti.
|
|
|
[119]
|
Ed
io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti
gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all'onestà. Coloro che
non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro,
ma per dare l'esempio e tener lontano l'ozio.
|
|
|
[120]
|
Quando
poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del
Signore, chiedendo l'elemosina di porta in porta.
|
|
|
[121]
|
Il
Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: "Il Signore ti dia la
pace!".
|
|
|
[122]
|
Si
guardino bene i frati di non accettare assolutamente chiese, povere abitazioni
e quanto altro viene costruito per loro, se non fossero come si addice alla
santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre ospitandovi come forestieri
e pellegrini.
|
|
|
[123]
|
Comando
fermamente per obbedienza a tutti i frati che, dovunque si trovino, non osino
chiedere lettera alcuna [di privilegio] nella curia romana, né personalmen-te
né per interposta persona, né per una chiesa né per altro luogo né per motivo
della predicazione, né per la persecuzione dei loro corpi; ma, dovunque non
saranno accolti, fuggano in altra terra a fare penitenza con la benedizione di
Dio.
|
|
|
[124]
|
E
fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e a quel
guardiano che gli piacerà di assegnarmi. E così voglio essere prigioniero nelle
sue mani, che io non possa andare o fare oltre l'obbedienza e la sua volontà,
perché egli è mio signore.
|
|
|
[125]
|
E
sebbene sia semplice e infermo, tuttavia voglio sempre avere un chierico, che
mi reciti l'ufficio, così come è prescritto nella Regola.
|
|
|
[126]
|
E
tutti gli altri frati siano tenuti a obbedire così ai loro guardiani e a
recitare l'ufficio secondo la Regola. E se si trovassero dei frati che non
recitassero l'ufficio secondo la Regola, e volessero comunque variarlo, o non
fossero cattolici, tutti i frati, ovunque sono, siano tenuti, per obbedienza,
ovunque trovassero uno di essi, a consegnarlo al custode più vicino al luogo
ove l'avranno trovato. E il custode sia fermamente tenuto, per obbedienza, a
custodirlo severamente, come un uomo in prigione, giorno e notte, così che non
possa essergli tolto di mano, finché non lo consegni di persona nelle
mani del suo ministro. E il ministro sia fermamente tenuto, per obbedienza, a
farlo scortare per mezzo di tali frati che lo custodiscano giorno e notte come
un prigioniero, finché non lo consegnino al signore di Ostia, che è signore,
protettore e correttore di tutta la fraternità.
|
|
|
[127]
|
E
non dicano i frati: "Questa è un'altra Regola"" Questa è
un'altra Regola", perché questa è un ricordo, un'ammonizione,
un'esortazione e il mio testamento, che io, frate Francesco piccolino, faccio a
voi, miei fratelli benedetti perché osserviamo più cattolicamente la Regola che
abbiamo promesso al Signore.
|
|
|
[128]
|
E
il ministro generale e tutti gli altri mini stri e custodi siano tenuti, per
obbedienza, a non aggiungere e a non togliere niente da queste parole.
|
|
|
[129]
|
E
sempre tengano con sé questo scritto assieme alla Regola. E in tutti i capitoli
che fanno, quando leggono la Regola, leggano anche queste parole.
|
|
|
[130]
|
E
a tutti i miei frati, chierici e laici, comando fermamente, per obbedienza, che
non inseriscano spiegazioni nella Regola e in queste parole dicendo: "Così
si devono intendere"" Così si devono intendere"; ma, come il
Signore mi ha dato di dire e di scrivere con semplicità e purezza la Regola e
queste parole, così cercate di comprenderle con semplicità e senza commento e
di osservarle con sante opere sino alla fine.
|
|
|
[131]
|
E
chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione
dell'altissimo Padre, e in terra sia ricolmo della benedizione del suo Figlio
diletto col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con
tutti i santi. Ed io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che
io posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione. [Amen].
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|